Nine – di Rob Marshall: Recensione in Anteprima

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Nine – di Rob Marshall
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 22 gennaio
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I film sono sogni che diventano realtà. Così Guido Contini, ovvero Daniel Day-Lewis, apre Nine, attesa trasposizione cinematografica del celebre musical di Broadway, ispirato all’indimenticato ed intoccabile 8 1/2 di Federico Fellini. Peccato che Rob Marshall, regista Premio Oscar per Chicago, abbia letto male la visione ‘onirica’ tipicamente felliniana, portando lo spettatore in sala direttamente al sonno più profondo.

Il suo Nine, infatti, è una delle più amare delusioni made in Hollywood degli ultimi mesi, considerando la spasmodica attesa che gli ruotava attorno. Kitsch senza sapere di esserlo, il film tenta di omaggiare il cinema italiano di un tempo, quello della Dolce Vita degli anni 60, finendo solamente per pennellarlo in maniera macchiettistica, raccogliendo attorno sè i peggiori stereotipi del bel paese, “governato dagli uomini, a loro volta comandati dalle loro donne”, con un cast sulla carta mostruoso ma, a conti fatti, letteralmente al minimo sindacale

47 anni dopo 8 1/2, la figura di Guido Contini (Anselmi il cognome in quel caso) torna a brillare sugli schermi italiani, non più con il volto di Marcello Mastroianni bensì con quello un po’ curvo e perennemente nascosto da possenti occhiali scuri di Daniel Day-Lewis. Capolavoro dei capolavori, 8 1/2 è ancora oggi giustamente considerato uno dei film più importanti, amati e ‘ispiratori’ della storia del cinema. Riportarlo in sala, in versione musical, meritava attenzione e palesava immense responsabilità, qui cadute sulle spalle danzanti di Rob Marshall.

Raccolto un cast altisonante, e a dir poco invidiabile, Marshall non è però riuscito a ripetere il miracolo di Chicago, realizzando un film lento, slegato, quasi per niente coreografato, poco cantato e, soprattutto, trascinato da canzoni sinceramente discutibili (per non dire brutte). L’Italia vista da Hollywood è ancora una volta un’Italia zeppa di clichè, dove tutti gli attori mischiano inspiegabilmente italiano ed inglese, come se fosse normale rispondere al telefono con un “pronto”, per poi continuare la conversazione in tutt’altra lingua.

Tecnicamente parlando Marshall dimostra ancora una volta di essere un vero e proprio ammiratore del genere, con attenzioni particolari rivolte alle luci, alle scenografie e ai costumi, ma con Nine, a differenza di Chicago, non è riuscito a scostarsi dall’opera teatrale, mantenendola eccessivamente ’statica’, troppo parlata e decisamente troppo poco ‘onirica’, visto il soggetto che si aveva a disposizione. Le tante donne che ruotano attorno a Guido Contini, tutte distrutte dalla sua personalità perchè follemente innamorate, entrano ed escono attraverso piccoli camei, raramente convincenti. Ognuna di loro ha un ‘numero’ musicale, ma quasi nessuno di questi merita applausi o anche particolari attenzioni.

A sollevarsi dall’anonimato, paradossalmente, è la meno prevedibile, ovvero Fergie, chiamata a vestire i panni della prostituta Saraghina, in 8 1/2 interpretata da Eddra Gale. Il suo “Be Italian” è l’unico momento davvero musicale del film, con una splendida coreografia a due piani temporali alternati, uniti da manciate di sabbia, capaci di dare il ritmo al tutto. Attorno a lei, sinceramente parlando, le altre attrici sembrano essere tutte al di sotto delle proprie potenzialità. E’ un’autentica chimera, che passa veloce e se ne va, Nicole Kidman, nei panni di Claudia, ovvero la Cardinale nel capolavoro di Fellini; è del tutto inutile Kate Hudson, personaggio aggiunto perchè inesistente anche nel musical di Broadway; rasenta purtroppo quasi il ridicolo Sophia Loren, mamma defunta di Guido Contini, attrice magnifica, icona di un cinema italiano che nessuno mai più dimenticherà, ma ora obiettivamente maschera di rughe innaturalmente tirate che rendono quella genuina e bellissima immagine di un tempo che fu ancora più nostalgica; cantano e ballano poco, invece, ma indubbiamente convincono più delle altre Penelope Cruz, ovvero l’amante Carla (Sandra Milo nel film del 1963), Judi Dench, la costumista del regista, e Marion Cotillard, la moglie di Guido, ovvero Anouk Aimée in 8 1/2.

Figura centrale dell’intera opera, mostro a tre teste capace di conquistare e distruggere il cuore di tutte le donne che gli ruotano attorno, Daniel Day-Lewis, anche lui visto più in parte in tanti altri titoli. Il suo Contini, che strizza l’occhio a Fellini nella postura gobbuta dell’andatura e non dimentica l’eleganza di Mastroianni, è un uomo distrutto dalla sua stessa immensa immagine. Visto come il ‘maestro dei maestri’ dalla critica, sta vivendo un terribile “blocco del regista”, a solo una settimana dal suo nono e più rischioso film, già annunciato ed intitolato maestosamente Italia.

Incapace di trovare uno straccio d’idea, Contini si affida alle tante figure femminili che fanno parte della propria vita, cercando quell’ispirazione che sembra sparita per sempre, alternando continuamente sogni e realtà. Daniel Day-Lewis, come suo solito, si cala totalmente nella parte di Guido, senza però dare l’impressione di averci messo il suo celebre e maniacale impegno, tanto da non cantare/ballare quasi mai e soprattutto non conquistare, lui come l’intero film. Girato quasi del tutto in Italia, Nine celebra il nostro cinema dando ampio spazio ad una carrellata infinita di attori nostrani, da Ricky Tognazzi a Giuseppe Cederna, passando per Valerio Mastandrea, Monica Scattini, Elio Germano, Giuseppe Cederna e Martina Stella, a cui Marshall ha affidato un ruolo a dir poco perfetto, viste le sue corde recitative.

Annunciato come uno dei possibili candidati agli Oscar, Nine delude, confermandosi difficilmente vendibile commercialmente (negli Usa è stato un flop), perchè indigeribile per chi non ama i musical e difficilmente apprezzabile da chi invece li venera. Ci ritroviamo cos’ dinanzi ad un film che annoia terribilmente e non conquista, perchè poco appassionante ed avvincente, poco interessante ed ammaliante, poco fluido e musicato, tanto da farti tornare di corsa a casa per rivedere l’originale, inimitabile ed intoccabile capolavoro di Fellini, ancora oggi unico vero “maestro dei maestri”.

Voto: 4,5

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