Festival Internazionale del cinema di Roma, posti vuoti in sala e L’Artista

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A pochi giorni dalla sua conclusione, con la qualità dei film che finalmente, e molto lentamente, inizia a salire di livello, Il Festival Internazionale del Film di Roma inizia a fare i primi conti. Dopo il boom dei primi giorni, culminato nel delirio di High School Musical 3, l’affluenza degli spettatori è palesemente in calo. Le molte sale semivuote, tranne nei casi di proiezioni particolarmente attese, hanno portato alla nascita di un ‘last minute Festival di Roma’, che offre l’opportunità di comprare il ticket d’ingresso di un film alla metà del prezzo pieno se acquistato entro un’ora dall’orario della proiezione!
Un’idea nata in questi ultimi giorni per cercare di marginare il calo di pubblico, poco attratto da titoli non troppo conosciuti, ed evitare di dover assistere ad ulteriori proiezioni ufficiali nella grande sala Santa Cecilia con metà dei posti invenduti, come per l’appunto già successo. Ma d’altronde i numeri ufficiali dell’edizione li sapremo solo alla fine, da snocciolare insieme a tutte le tante cose mal organizzate… tempo al tempo.
In serata il Festival ha mostrato un’altra pellicola in Concorso, deliziosa e molto divertente nel suo cercare di distruggere e criticare, con un palese tocco ironico, il mondo dell’arte contemporanea! Parliamo de L’artista, film argentino di Mariano Cohn e Gastòn Duprat, attento nel voler mostrare e magari analizzare il paradosso dell’arte contemporanea e la mostruosa difficoltà di definirne il concetto stesso. D’altronde tutti ce lo siamo chiesti almeno una volta… che cos’è l’arte?


Il film gioca attorno a questo dilemma portando in sala Jorge, infermiere di un istituto geriatrico nè troppo sveglio nè troppo intelligente. La vita di Jorge, però, cambia radicalmente quando un suo anziano paziente, autistico, inizia a disegnare, dando vita a delle straordinarie opere. Dotato di un talento fuori dal comune, l’anziano Romano produce così dipinti su dipinti, che Jorge prende e porta in una Galleria d’Arte, spacciandoli per suoi.
Da questo momento in poi Jorge diventa l’Artista del momento, venerato dalla critica e ricercatissimo dai galleristi di mezzo mondo, senza fare minimamente nulla per passare come in realtà viene bollato, ovvero un genio…
Lontano parente del Peter Sellers di Oltre il Giardino, il Jorge de l’Artista è un uomo abbastanza scialbo che si lascia trasportare dallo scorrere degli eventi, dalla follia di chi lo circonda e dal paradosso stesso dell’arte. Se porto un telefono in una galleria d’arte e lo reinvento in qualche modo, sono un’artista?

Questa è l’unica domanda che si pone Jorge durante la pellicola, rifacendosi al celebre orinatoio di Duchamp, che a sua giustificazione sentenziava che ‘l’arte è nello spettatore, in chi guarda’.
La pellicola ironizza così sull’intero universo artistico, prendendo di mira i roboanti critici, desiderosi di trovare sempre e comunque una spiegazione logica a qualsiasi opera si trovino davanti, anche nel caso in cui questa non ce l’abbia. E se l’artista di turno dovesse fare muta di fronte alla semplice domanda “cosa rappresenta questa sua opera per lei“, il suo silenzio verrebbe bollato come “brillante e contundente!”. Se proprio invece volesse rispondere basterebbe pronunciare la classica e buona frase per tutte le occasioni… “E’ la mia Opera a parlare per Me“.
Come diceva Cechov “l’arte piace e non piace“, è pura soggettività ed è troppo ampio il discorso che può definirla e spiegarla.

E’ uno dei quesiti irrisolti dei nostri tempi, nessuno è in grado di etichettarla e L’Artista parte da questo presupposto per deriderla con delicatezza e fine intelligenza.
L’opera straordinaria di Jorge non viene mai mostrata allo spettatore perchè è lei a guardare lui, con una soggettiva interna attenta a scrutare le sue reazioni a ciò che ha dinanzi a sè. Idea affascinante per una pellicola interessante, lenta ma profondamente artistica nella sua sottile ironia…

Voto: 7

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