Il Pride è il giorno della nostra Liberazione, della Resistenza all’omofobia, il nostro 25 aprile

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“Credo che il #gaypride stia diventando obsoleto se vogliamo andare avanti dobbiamo sentirci uguali senza orgogli inutili siamo gente normale, combattere i nostri diritti senza culi al vento ma seri nelle sedi opportune”.

Considerazioni social targate Scialpi, cantante 54enne che per mezzo secolo ha taciuto la propria omosessualità per poi dichiararsi, sposarsi negli States, unirsi civilmente in Italia, partecipare a Pechino Express in coppia con il proprio compagno e auto-proclamarsi paladino di quei diritti conquistati negli anni grazie anche a quei Pride da lui oggi criticati.
Perché puntualmente, ogni anno, l’istituzione del Pride viene presa a borsettate tra aprile e maggio, il più delle volte da personaggi che mai sono scesi in strada per viverlo dal di dentro.
Puntualmente, ogni anno, per criticarli vengono utilizzati gli stessi termini:culi al vento, baracconata, provocazioni, transessuali con le tette de fori‘.
Il solito infinito listone di mezze verità alimentato da media per anni orientati quasi unicamente al lato irriverente e trasgressivo, lasciando in disparte proprio quella ‘normalità’ che in realtà è punto centrale del Gay Pride.
Perché solo chi non ne ha mai visto uno dal vivo, solo chi non ha mai sfilato per le strade di una grande città tra anziani, passeggini e genitori, solo chi non conosce la storia del Pride può continuare ad alimentare questa inesatta e insostenibile diceria sull’inutilità di una manifestazione che vivrebbe quasi esclusivamente di ‘culi al vento’.
Se siamo arrivati dove siamo arrivati lo dobbiamo proprio a tutte le magnifiche sfaccettature del Pride, dove ognuno è libero di rappresentarsi come meglio crede.
Il Gay Pride è un giorno di festa, di rivendicazione, di libertà, di orgoglio, di normalizzazione diventata finalmente realtà, ed è paradossale che solo in Italia, puntualmente tra aprile e maggio, si torni ciclicamente a metterne in discussione la sua ‘utilità.
Negli Stati Uniti d’America, dove hanno raggiunto persino il sogno del matrimonio egualitario, a nessuno verrebbe mai in mente nulla di simile, così come nei principali Paesi europei, dove i Pride cittadini sono sempre più partecipati, dei veri e propri eventi che coinvolgono non solo la comunità LGBT ma l’intera popolazione.
Eppure in Italia, persino tra gli omosessuali, c’è ancora chi li guarda con fastidio, quasi imbarazzo, come se fosse proprio il Pride a frenare quella parità di diritti che nel Bel Paese ha da poco iniziato a vagire. Ebbene a tutti questi soggetti vorrei dire di smetterla, di puntare il dito altrove e di andare oltre il ‘culo al vento’, perché dietro quelle normalissime natiche c’è un mondo variegato che ancora oggi, nel 2017, aspetta quell’unico giorno per sentirsi uguale a tutti gli altri, per uscire allo scoperto, per metterci la faccia, per camminare a testa alta mano nella mano con il proprio compagno nelle vie centrali della propria città, per divertirsi alla luce del sole dopo anni tremendamente bui. Il Pride è il giorno della nostra Liberazione, della Resistenza all’omofobia, il nostro 25 aprile, e in quanto tale va celebrato, festeggiato, vissuto e puntualmente difeso. Soprattutto in Italia, dove di strada da percorrere ce n’è ancora tanta, e non poco accidentata, persino sui tacchi e con le natiche al vento.

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