L’AIDS, i gay e la continua ed errata visione della stampa italiana

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L’AIDS, da 30 anni circa giustamente definito male del secolo, continua a mietere vittime e contagi.
Ancora oggi.
Dopo 30 anni di battaglie e ricerche.
30 anni che hanno visto aumentare il caso di trasmissione eterosessuale attraverso il SESSO dall’1,7% nel 1985 al 42,7% nel 2012, mentre per la trasmissione omosessuale la forbice è passata dal 6,3% al 37,9%.
Ora, numeri alla mano, ci sarebbe da parlare di allarme a 360°, perché la percezione generale, soprattutto tra i giovani, è che l’AIDS non faccia più paura. Sbagliato. Errato.
Peccato che il sito d’informazione più letto d’Italia (LaRepubblica) abbia deciso di dare simili informazioni ‘a modo suo’. Con titolo ad effetto ed unidirezionale (qui il pezzo in questione).
Aids, in aumento del 15% i casi di malattia tra giovani omossesuali‘. Punto. E l’aumento del contagio da rapporto sessuale tra gli etero? Fa niente. Ancor più incredibile il contenuto dell’articolo in questione, che vede il virologo Carlo Federico Perno dell’Università di Roma Tor Vergata prendere così parola:
Si può calcolare un aumento di infezioni da Hiv/Aids, negli ultimi anni, del 10-15% nella fascia più giovane, tra i 16 e i 25 anni, soprattutto a causa di rapporti omosessuali. Sesso sregolato e mancanza di percezione del rischio e della conseguente necessità di proteggersi, al giorno d’oggi sono i principali fattori che favoriscono il contagio”. “Rimane importante il ruolo delle droghe, soprattutto la cocaina, che abbassano i freni inibitori e provocano un cedimento dello stato coscienzioso e dell’autocontrollo, soprattutto tra i giovani“.
Tutto questo legandosi solo e soltanto ai giovani omosessuali (o almeno questo è il taglio dato dall’articolo), dipinti come assetati di sesso scappati da un girone d’Inferno dantesco, perché del mondo etero e della preoccupante crescita dei contagi eterosessuali non se ne parla proprio, se non nel finale. Nelle ultime righe di un pezzo che con un salto carpiato ha avuto la forza di tornare indietro ai primi anni ’80, ovvero a quando l’opinione pubblica di tutto il mondo pensava che l’Aids fosse un problema SOLO dei gay. Quindi perché interessarsene. Che muoiano pure, come visto in The Normal Heart di Ryan Murphy.
Ma così non era e così non è.
Basterebbe capirlo una volta per tutte, possibilmente senza confezionare prodotti tanto eticamente discutibili. D’altronde i primi a rimetterci causa totale disinformazione sull’argomento, vuoi o non vuoi, sono proprio gli etero. Perché l’AIDS non fa distinzioni, etero o gay che tu sia. Punto.

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