Raury, il modello che ha protestato in passerella contro Dolce & Gabbana: ‘parlano come se vivessero nel 1950’

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Sono un giovane di Stone Mountain, Georgia, il luogo di nascita del Ku Klux Klan, e questa beffa sul boicottaggio mi ha davvero colpito”. “Chissà cosa sarebbe successo se la gente non avesse mai boicottato, se Rosa Parks e MLK avessero fatto un passo in avanti per tutti noi…sarei ancora qui? Boicottare ha un senso. Boicottare è una cosa reale. Mentre l’intera campagna di Dolce dice che non lo è”.
“Ero consapevole che se avessi sfilato avrei sostenuto e in qualche modo approvato tutto ciò che riguarda Trump, sostenuto qualcuno che con Trump condivide cene o qualsiasi cosa, sostenuto in qualche modo Trump”. “Io non sostengo Trump. Ed è mio dovere far sapere questo e non sostengo neanche colo che cercando di compromettere la voce della gente”.
“È stato offensivo sapere che Dolce & Gabbana ha svenduto anni di progressi per i propri affari. Tutto ciò ce stanno facendo e dicendo è solo un passo indietro”. “Parlano come se vivessero nel 1950. Dicono che la nostra voce non conta nulla, sostengono Melania Trump”.
“Se nulla fosse successo, loro si sarebbero avrebbero pensato di essere dalla parte giusta. E che quella T-shirt era giusta. Pensano di poter fare ironia su un boicottaggio, sostenere la first lady di un presidente che è il corrispettivo di Hitler e portarci indietro di millenni. Mi spiace ma è matematico: uno più due fa tre. Questo è ciò che non si può cambiare.”

Così Raury, modello e cantante americano pochi giorni fa visto sulla passerella milanese di Dolce & Gabbana, ha motivato la sua protesta contro i due stilisti dalle pagine di GQ.
Si attendono reazioni isteriche da parte di Stefano tra 3, 2, 1… ma nel frattempo questo è stato il trattamento ricevuto dal ragazzo a fine sfilata.

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