2016 anno infame, ma la morte di Anna Marchesini non ha eguali

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Sono in spiaggia, quando si diffonde la notizia della morte di Anna Marchesini.
Un colpo al cuore per chi come me è cresciuto insieme a lei, alle sue mille facce, ai suoi mille personaggi, ai suoi indimenticabili sketch, alla sua innata classe, alla sua strabordante bravura.
I primi nitidi ricordi che la riguardano arrivano da Sanremo 87, quando avevo appena 5 anni, e soprattutto da i Promessi Sposi del 1990.
Vedo ancora le lacrime dal ridere in famiglia,  le lapidi che nascondono forni e lavatrici, sento le risate, grasse e meritate, come se fossero andati in onda ieri, e non 26 anni fa.
L’amore nei suoi confronti è poi diventato autentica venerazione con il passare degli anni, perché anche dopo lo scoppio del Trio Anna ha continuato a mietere successi in tv grazie a Fabio Fazio.
Così gentile, così geniale, mai banale e/o gratuitamente volgare, tragicomica, pungente, surreale e dal tormentone facile, la Marchesini è stata una scuola vivente d’artista.
Senza di lei, senza le sue strepitose trasformazioni, senza la sua colta unicità comica, non avremmo probabilmente avuto le Cortellesi, le Ocone e le Raffaele di oggi.
Sono tutte nate da una costola di Anna, donna coraggiosa da tanto tempo malata eppure mai timorosa, nel mostrare in pubblico gli evidenti segni di quella malattia che la stava lentamente mangiando.
Credo fosse impossibile non volerle bene, sfido chiunque ad affermare il contrario, e dirle quest’oggi ufficialmente addio è stato onestamente doloroso. Anche se non ho mai avuto il piacere di conoscerla ne’ di vederla in teatro dal vivo, purtroppo, eppure l’ho sempre considerata come una ‘di famiglia’. La zia dei sogni, perennemente allegra, spiazzante e travolgente, che ha avuto la forza di andarsene regalando a tutti noi un ultimo sorriso, con esilarante saluto dal proprio sito ufficiale.
Ciao Anna, già ci manchi terribilmente.












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