Ciao Darwin, prima puntata tra DIVERSI e NORMALI – siamo nel 2016 ma Bonolis è rimasto al 2003

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Mancava da anni e nel promo del ‘rilancio televisivo’ Paolo Bonolis e Luca Laurenti erano stati raffigurati sotto una lapide.
Cadaveri che chiacchierano dall’interno di una tomba, perché Ciao Darwin era finalmente morto e sepolto. Poi, improvviso, il ritorno a galla, con i due resuscitati e di nuovo capobanda di un circo che a lungo ha calamitato ascolti cavalcando culi, tette, nudità, volgarità varie e freaks.
Tornato questa sera in onda dopo sei anni di NULLA, il programma Mediaset c’ha di fatto tutti caricati su una macchina del tempo, riportandoci a quegli orrendi primi anni del ‘2000 in cui il berlusconismo imperversava in tutta la sua potenza. Nel farlo, gli autori si sono concessi una ‘sfida’ tra normali e DIVERSI.
Pura avanguardia che avrà fatto felice Adinolfi, Giovanardi & company. Tra i diversi di tutto e di più, tra tatuati, piercingati, travestiti barbuti, effeminati e REBECCA, transgender ex Grande Fratello che si è incredibilmente prestata ad un anacronistica puntata lontana mille miglia dal Paese che stiamo vivendo, fortunatamente distante da quel 2003 che vedeva Ciao Darwin sfiorare gli 8 milioni di telespettatori. Anni da editti bulgari, con Fini vice Premier, Scajola all’interno, la Moratti all’istruzione, la Prestigiacomo alle pari opportunità e Gasparri alla comunicazione. Paura eh, solo a ricordarlo.
13 anni son passati eppure Paolo Bonolis & Co. sembrerebbero non essersene accorti, riciclando un vecchio e inspiegabile successo dalla A alla Z.
Nelle inquadrature, nei siparietti, nella sigla di Renato Zero, nelle provocazioni sessiste e velatamente omofobe, nei cliché da ridicolizzare, nelle nudità ostentate dalle ballerine e dall’immancabile Madre Natura, che con gioia concede all’Italia tutto il suo ricco culo.
Il perché il friendly-issimo Bonolis, all’età di 55 anni e con un’intelligenza che potrebbe portarlo a condurre qualsiasi cosa, abbia ceduto a cotanto ritrovato orrore, rimane un mistero.
I soldi son soldi, è innegabile, ma quella fossa in cui Ciao Darwin era stato seppellito appariva profonda, eppure oggi, venerdì 18 marzo 2016, in prime time su Canale 5 c’è una donna transgender a rappresentare i DIVERSI e Orietta Berti (a un certo punto costretta a scendere in campo per difendere i diversi dagli attacchi omofobi) in rappresentanza dei normali (tra i quali spicca pure un gay, a suo dire diverso dai diversi perché non appariscente). Come se questa insostenibile distinzione sbandierata dai cattoestremisti che da sempre ci perseguita meritasse un ulteriore palcoscenico, come se il peso delle parole non avesse una sua importanza, come se associare l’immagine di una transessuale all’idea di ANORMALE fosse ancora oggi solo lontanamente accettabile. E’ solo televisione e fa anche ridere, diranno molti di voi in loro difesa senza forse neanche avere tutti i torti. Vero, verissimo, ma puzza di stantio da fare schifo.

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