Capolavoro Boyhood – quando il Cinema si fa Storia

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10 giorni di riprese l’anno per 12 anni consecutivi, con una sceneggiatura in evoluzione continua e un cast per forza di cose trascinato dall’avanzare del tempo.
12 anni di riprese più post-produzione dal 2002 al 2013, per raccontare la crescita di un bambino. Mason, e il rapporto con i propri genitori divorziati, con la sorella, con gli amici, con le prime ragazze e con gli uomini che hanno affiancato la madre nel corso dell’adolescenza. Un progetto epocale che Richard Linklater, 54enne già regista della trilogia Prima dell’alba – Before Sunrise – Before Midnight, ha tramutato in capolavoro.
L’unico, grande, immenso e inattaccabile capolavoro cinematografico del 2014.
Il film che a rigor di logica dovrebbe chiudere la serata degli Oscar ancor prima del suo inizio, vincendo tutto quel che c’è da vincere. Regia, sceneggiatura, attrice non protagonista, montaggio, fotografia. E ovviamente la statuetta più ambita. Quella di film dell’anno.
Boyhood è uscito in sordina nei cinema d’Italia, con una concorrenza terrificante e poche sale a disposizione. Questo post nasce proprio per consigliarvelo, prima che sparisca rapidamente dai cinema delle vostre città.
Perché Linklater è riuscito nell’impresa di rendere eccezionale ed emozionante la normalità della quotidianità.


Il sorprendente Ellar Coltrane ‘cresce’ sotto gli occhi della sua camera. Dai 6 ai 18 anni. Il dolore della separazione, i traslochi continui, i litigi con la sorella maggiore, la vicinanza del papà maturato troppo tardi, la depressione costante, la passione per la fotografia, i bulletti a scuola da dover sopportare, l’addio improvviso al fratellastro acquisito, gli ubriaconi sposati dalla madre, le promesse infrante del padre,  il diploma ed infine il college, con quel finale spaventosamente emozionante che ti scuote l’anima.
Un film generazionale che ha saputo fotografare l’America dell’ultimo decennio, passando dalle guerre di Bush alla speranza firmata Barack Obama. L’America del Texas repubblicano e della crisi edilizia, l’America di una famiglia normale che Linklater ha seguito passo passo, anno dopo anno, cambiamento dopo cambiamento, tramutando la finzione cinematografica in realtà.
Un film sulla vita e sul trascorrere del tempo, che spazia dalle lacrime di una mamma che vede i figli lasciare definitivamente casa (meravigliosa Patricia Arquette) al sorriso di un 20enne a lungo combattuto che dinanzi ad un tramonto e al fianco della persona giusta si lascia finalmente andare. 150 minuti di sbalorditiva bellezza che vorreste non finissero mai, perché sarà impossibile non affezionarsi alla famiglia Evans. Alla forte e saggia mamma Arquette, al rinato, attento e sempre più presente papà Hawke, alla furba e pestifera Linklater, figlia del regista, e soprattutto a lui, a quel Ellar Coltrane che è già diventato Storia del Cinema.

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