Biancaneve di Tarsem Singh: la (sboccata) recensione in anteprima

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C’era una volta una fregna moscia con le sopracciglia alla Beppe Bergomi, una mamma morta durante il parto, un padre mangiato da una bestia misteriosa, una matrigna stronza, incattivita e talmente fatta da parlĂ  con gli specchi, e con un nome da cocainomane come Biancaneve.
75 anni dopo il leggendario lungometraggio animato made in Disney, ad Hollywood si son ricordati di quell’antica fiaba scritta dai fratelli Grimm, tanto da dar vita a due produzioni in live action, pronte ad uscire al cinema a pochi mesi di distanza l’uno dall’altra.
Dei geni? De piĂą. Un branco di coglioni.
Per differenziare i due film gli studios hanno preparato due versioni decisamente differenti. PiĂą ‘commedia’ la prima, piĂą ‘avventurosa’ la seconda.
Da una parte Julia Roberts regina cattiva, dall’altra Charlize Theron nell’identico ruolo, con Lily Collins e Kristen Stewart chiamate a far ridere lo spettatore. PerchĂ© teoricamente le piĂą belle del reame. De quale? Bella domanda. Della serie ‘basta che ce credono’. Se la versione ‘action’ sbarcherĂ  nei nostri cinema a luglio, quella piĂą ‘fiabesca’ si appresta ad invadere i cinema nazionali a partire da venerdì prossimo. Con risultati sorprendenti.
Perché mai trailer fu più fuorviante come nel caso della Biancaneve di Tarsem Singh, visionario director qualitativamente rimasto a The Cell, suo ultimo (ed unico) film realmente riuscito.
Al regista indiano va dato il merito di non aver snaturato del tutto la propria filmografia, grazie ad una serie di momenti ad alto tasso ‘onirico’ straordinariamente riusciti (il prologo animato su tutti), ai quali bisogna aggiungere una struttura da commedia dura e pura che conquista ed ammalia, perchĂ© posata su un mondo fiabesco candido come la neve e divertente come una puzzetta in chiesa. Se i costumi della compianta Eiko Ishioka puntano all’Oscar, per quanto particolari, variegati, originali e pomposi, funziona la subdola e cinica Julia Roberts, che dice no al Botox nella vita reale per poi lasciarsi andare a maschere facciali di merda al buio della sala, pur di non invecchiare, così come l’eterea e monosopraccigliesca Lily Collins, ex di Taylor Lautner, figlia sculata di Phil e per questo motivo così tanto richiesta come ‘attrice’. Se il buon Armie Hammer, alias Principe Azzurro, non va oltre l’inedita versione ‘Toy-Boy’ del personaggio, a dar peso all’insieme recitativo arriva mezzo cast di Game of Thrones, tra nani e Sean Bean, ormai RE a vita, all’interno di un prodotto che finisce inaspettatamente per sorprendere, per quanto positivamente ‘leggero’, visivamente riuscito, produttivamente coraggioso, nel trasformare una fiaba così conosciuta, scenograficamente ‘natalizio’, e sinceramente divertente, gratuiti titoli di coda in versione Bollywood a parte. Ovviamente aspettando la SECONDA Biancaneve, in arrivo a luglio. Ma questa è un’altra favola…

Voto: 7

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