John Carter: la recensione al grido ‘aridatece Avatar’

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John Carter
Recensione in Anteprima
In sala da OGGI, 7 marzo
Da me pubblicata su CINEBLOG.IT

Un progetto lungo quasi 5 anni, 300 milioni di dollari di budget, un regista due volte Premio Oscar, e un classico della fantascienza da cui attingere. 100 anni dopo la nascita su ‘carta’, John Carter di Marte, ideato da Edgar Rice Burroughs, giunge finalmente al cinema grazie alla titanica produzione Disney. L’idea iniziale, poi probabilmente scemata con l’aumentare dei costi, era quella di dar vita ad un nuovo ipotetico franchise, capace di unire sapientemente fantasy ed avventura, fantascienza e romanticismo, azione e divertimento.

Intenti complessi, ma innegabilmente fattibili, visto il contenuto degli albi firmati Edgar Rice Burroughs, purtroppo naufragati nell’opera di Andrew Stanton, regista di due capolavori animati come Nemo e Wall-E e qui al suo tanto atteso debutto in live action. Frenato da uno script sinceramente deludente, soporifero, a tratti poco chiaro e mai neanche lontanamente epico, John Carter si schianta su Marte, alzando polvere e poco altro, con tanto di ennesimo 3D oggettivamente immotivato, e sinceramente inutile.

John Carter, per chi non lo sapesse, è un soldato della guerra civile che si ritrova improvvisamente su Marte. Qui, stordito e incapace di dare una spiegazione a ciò che gli è capitato, trova un pianeta abitato dai Thark‏ , giganti verdi alti 12 metri che prima lo fanno prigioniero e dopo lo esaltano, per le sue straordinarie abilità di guerriero. Finito prigioniero delle creature aliene, Carter riesce a scappare per salvare la principessa Dejah Thoris, prendendo parte ad una Guerra tra clan che potrebbe avere ripercussioni sull’intero Universo conosciuto.

Un prologo ‘western’ voluto, per non dire preteso, dai vertici Pixar, un salto spazio/temporale su Marte, in un mondo differente dal nostro e nel pieno di una guerra tra potenze, dei popoli da conquistare, una vita da difendere, una casa da ritrovare, e dei segreti da scoprire. Sono tanti, e forse troppi, gli ingredienti disseminati da Andrew Stanton in questo primo capitolo di un’ipotetica saga che statene certi naufragherà ancor prima di prendere il largo. Perché in casa Disney hanno scelleratamente liberato gli ormeggi produttivi, approvando un budget stellare, pari a circa 250/300 milioni di dollari. Numeri mostruosi, soprattutto se non ti chiami James Cameron, per un box office che dovrà abbattere il muro dei 600 milioni di dollari worldwide per iniziare a fare realmente cassa. Un’impresa titanica ma non impossibile, se ci trovassimo dinanzi ad un progetto dalle concrete qualità, ma non è ahinoi questo il caso.

Perché John Carter ha troppi difetti per poter spiccare il volo, toccando il cielo del botteghino con un dito. A pesare sul titolo di Stanton lo script, mai incalzante, spesso ‘annoiato’ e rattoppato, tanto da non coinvolgere mai più di tanto lo spettatore in sala, sicuramente discretamente accompagnato durante la visione ma mai esaltato, affascinato o anche solo ‘emozionato’. A John Carter manca infatti la capacità di emozionare. Ciò che si vede sullo schermo è freddo, privo di pathos, solo a tratti divertente, e anche per questo raramente coinvolgente. E non c’è difetto peggiore per un kolossal di fantascienza. Se il mondo ricreato in CG è più che discreto ed innegabilmente ben fatto, esclusi voli a planare su Marte con evidente green screen alle spalle, il film si perde troppo spesso in infiniti ed inutili dialoghi tra i due protagonisti, più interessati all’interesse reciproco che alla salvezza del Pianeta. Nella lunga e stancante parte centrale, John Carter tira inspiegabilmente il freno a mano, dando l’impressione di aver intrapreso la strada sbagliata, aumentando così a dismisura l’attesa nei confronti dello ’scontro finale’, in realtà rapido e decisamente tutt’altro che leggendario.

Se Taylor Kitsch si dimostra una scelta azzeccata, vestendo i (pochi) panni dell’eroe temerario che va alla conquista di Marte, non convince affatto la bella ma glaciale Lynn Collins, così come appare straordinariamente sprecato Mark Strong, che dopo il disastro Lanterna Verde rischia di collezionare un’altra delusione. A naufragare, incredibile ma vero, è anche Michael Giacchino, che non fa altro che ‘citare’ se stesso, riproducendo praticamente il tema di Lost. In determinati momenti, con gli occhi chiusi e la colonna sonora alla sua massima potenza, potreste ritrovarvi al fianco di Jack Shephard e John Locke. Ma è purtroppo un semplice deja-vu, perché siete su Marte, in compagnia di John Carter, e senza nessuna botola da aprire per poter scappare.

Dopo il ‘rischio’ Tron Legacy, costato 170 milioni e riuscito ad incassarne ’solo’ 400 in tutto il mondo, i ‘capoccioni’ Disney hanno voluto misteriosamente alzare la posta in gioco, puntando l’intero tesoretto su questo John Carter, che puzza tremendamente di ‘flop’. L’impressione, lampante, è che i primi ad esserne consapevoli siano proprio loro. Se in Italia il film avrà solo 385 copie a disposizione per tentare l’assalto al botteghino, ovvero un numero di sale straordinariamente basso per un kolossal di proporzioni simili, anche negli States il ‘tetto’ delle 4000 è abbondantemente distante, con il sorprendente Lorax che potrebbe tranquillamente abbatterlo al suo weekend d’esordio. Se così fosse, John Carter rischia seriamente di trasformarsi in un buco nell’acqua dalle dimensioni storiche, sicuramente immeritato in simili proporzioni, perché produttivamente comunque mastodontico e sicuramente coraggioso, ma oggettivamente scontato. Perché dopo una snervante e lunga attesa durata quasi un lustro, il primo commento che si fa largo una volta usciti dalla sala non va oltre un laconico e desolante …. “tutto qui?“.

Voto: 5

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